James Joyce e quella grazia così accessibile

Veduta di Dublino.

Grace, La Grazia, è il penultimo racconto della raccolta Gente di Dublino di James Joyce. Precede il più noto in assoluto dello scrittore irlandese, I morti. Tra i pregi della quarantena imposta dalla legge anti-Covid rientra il suggerimento sottinteso alla lettura, meglio ancora se la lettura aiuta a scoprire o riscoprire i grandi classici. Come le opere di Joyce, appunto. La Grazia, in particolare, è una short story che, a distanza di più di cento anni dalla pubblicazione dei Dubliners, conserva grande attualità proprio alla luce delle vicende odierne. Si apre con Tom Kernan, personaggio che ritroveremo nell’Ulisse, svenuto e ubriaco ai piedi di una scala. Accompagnato a casa da Mr Power, uno dei suoi amici, viene fatto oggetto di una piccola congiura con lo scopo di farlo riavvicinare alla chiesa cattolica.

Kernan veniva da famiglia protestante e, sebbene si fosse convertito al cattolicesimo al tempo del matrimonio, da vent’anni non riconosceva più l’autorità della Chiesa. Anzi non gli pareva il vero, quando poteva, scagliare qualche frecciata alla fede cattolica.

La grazia di Joyce come contabilità spirituale

Il raggiro confezionato da Power con la complicità di altri due sodali, Cunningham e M’Coy, consiste nello spingere Kernan a partecipare a una funzione religiosa. In realtà si tratta di «un semplice incontro per uomini d’affari» utile a darsi «una bella ripulita dentro». Il giorno convenuto si ritrovano nella chiesa dei gesuiti in Gardiner Street. Lì padre Purdon intona un’omelia sulla grazia in linea con l’uditorio: «Se gli era consentita la metafora, disse, si considerava il loro contabile spirituale, e desiderava quindi che ciascuno dei suoi ascoltatori aprisse i propri registri, i registri della propria vita spirituale, per verificare se erano in tutto conformi alle loro coscienze».

Il discorso del gesuita si conclude con un invito a fare un esame di coscienza in stile partita doppia: «Ebbene, ho verificato i miei conti e vi ho trovato degli errori; ma con la grazia di Dio a essi rimedio e rimetterò in ordine la contabilità.»

Una fede senza morale, ieri come oggi

La Grazia di Joyce gioca sul doppio significato che la parola ha in inglese. Grace, infatti, identifica anche la proroga concessa a un debitore per permettergli di estinguere il debito. Nell’intenzione dell’autore, perciò, la narrazione vuole essere il ritratto impietoso di una fede ragionieristica ormai svuotata di vero significato e dei dublinesi che ancora vi indulgono. A incarnarla in modo emblematico sono soprattutto i gesuiti, cinghia di trasmissione con il potere e molto popolari tra le classi medie di cui Kernan fa parte. Fino a quando il coronavirus non l’ha impedito, l’accusa di lassismo morale, che è implicita nelle pagine, riempiva le piazze di tradizionalisti e democratici, ciascuno ossessionato dalla mancanza di moralità pubblica (dell’altro). Perfino gli appelli ad andare a messa nonostante il virus, lanciati a dispetto delle stesse indicazioni dell’autorità ecclesiastica, in fondo sono un controcanto moderno al sarcasmo di Joyce su una grazia troppo autoassolutoria, quasi un condono.

Basta essere sinceri con Dio per ottenere grazia?

Flannery O’Connor, scrittrice americana che, fra gli altri, ha ispirato Cormac McCarthy, a proposito di James Joyce ha affermato che, per quanto ci provasse, non poteva liberarsi dalla sua eredità cattolica. Grant Richards, l’editore londinese che pubblicò nel 1914 la prima edizione dei Dubliners, avrebbe voluto che il racconto fosse meno caustico. Inutilmente, perché La Grazia è rimasta identica nel suo sberleffo e nella sua idea di scandalosa misericordia. Merito di un furbo gesuita, come gesuita è l’attuale papa Francesco. Joyce fa dire a padre Purdon: «Gesù Cristo non era un padrone esigente. Capiva le piccole mancanze, capiva la fragilità della povera natura decaduta, capiva le tentazioni della vita. Possiamo avere tutti, e le abbiamo avute, le nostre tentazioni; possiamo avere tutti, e le abbiamo avute, le nostre debolezze. Ma una cosa soltanto, disse, avrebbe chiesto ai suoi ascoltatori. Ed era questa: essere sinceri e coraggiosi con Dio». Per poi verificare che i propri conti fossero in regola. Amen.


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