Il disaster recovery ha assunto un’importanza cruciale durante il lockdown. Non che prima non la avesse, ma lo stress test a cui è stato sottoposto tutto il mondo a causa del Covid-19 ha fatto emergere vulnerabilità nelle infrastrutture IT finora sconosciute. Se, infatti, come sostiene la rivista MIT Technology Review, la quarantena da coronavirus ha reso Internet più forte che mai, reggendo perfino in Italia dove si è registrato un aumento del 40% negli accessi alla Rete, altro discorso è quello della strategia resiliente ad attacchi e incidenti. Solo per fare un esempio, nel mese di marzo le organizzazioni della Gran Bretagna hanno censito “solo” 67 incidenti , per un totale di oltre 832 milioni di record interessati. È bene ricordare, tuttavia, che la maggior parte di queste violazioni richiede 100 giorni o più per essere scoperta. Quindi, gli effetti di cyber attack e data breach potrebbero manifestarsi anche in tempi in cui si suppone di essere tornati alla normalità. Ecco perché è necessario proteggere lo storage secondario con un adeguato disaster recovery plan o DRP.

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